Sullo scoglio il misterioso personaggio nel silenzio della notte contemplava le stelle, il loro viaggio preordinato per le strade del cosmo, la loro danza vagabonda nel cielo in cerca di destini, tutto era calma e bellezza. Oltre il mare lontano ogni sera, quando il mondo s’addormenta, voci soavi evocavano desideri nascosti, quei desideri che le stelle accarezzano e che nascono per incanto. In un lampo una stella si lanciava nel vuoto, oltre il mare, in un luogo lontano dal silenzioso eremita, s’infiammava di passione, si plasmava di luce, ardeva con il desiderio catturato e dolcemente atterrava nella terra che confina con il cielo, tra le verdi distese, tra i placidi declivi. Lì lontano dallo spazio stellare le stelle si addormentavano, sognando il desiderio e restituendo la realtà al sognatore incantato. Giacevano solitarie spente e grigie come pietre adamantine, pure di innocenza brillando offuscate e visibili solo agli occhi candidi di chi osava guardare con il cuore”. Where the stars sleep/ Dove dormono le stelle è un’opera in continuo divenire, tutto si trasforma si rigenera e ritorna allo stato essenziale creativo. Nulla permane allo stesso modo, come un flusso onirico ammalia lo spirito incantato tra l’illusione del sogno e la disillusione della realtà. Nel qui e ora Valentina Colella racconta della lotta eterna tra gli opposti, tra ciò che è e ciò che si desidera, offre una possibilità a chi osservando diviene catalizzatore dell’energia emozionale che ogni scultura luminescente serba in sé. Come una fiaba ancestrale dal filo ininterrotto, sempre mutevole e dalla melodia infinita, le stelle dormono mentre noi siamo svegli, adagiate sulla terra giacciono come macchine dei sogni, una malia del cuore. Ogni capitolo installativo muta la combinazione dei colori e delle forme, affinché le stelle possano adagiarsi in funzione del luogo, creando un nesso di comunicazione con l’area circostante, con le radici e le tradizioni. Nulla è lasciato al puro caso, l’opera si trasforma, diviene spazio atemporale di luci e sensazioni. La ricerca si radica nella tradizione. Nasce a Polignano a Mare la stella a forma di pigna e di scoglio dell’Eremita, luogo di leggenda dove un eremita viveva nel silenzio e nella contemplazione. La pigna, talismano della buona fortuna, è un simbolo comune nelle case pugliesi. Tradizioni e arte si fondono in uno sposalizio mistico invitando i cuori più puri ad un viaggio poetico. Emanuela Alfano per DOVE DORMONO LE STELLE CAPITOLO 8
2021
Ichthyaetus audouinii
intaglio su carta
2021
rock, hermit and Ichthyaetus audouinii
intaglio su carta
Ichthyaetus audouinii
intaglio su carta
2021
rock, hermit and Ichthyaetus audouinii
intaglio su carta
Epíthesis
VALENTINA COLELLA _ GIORGIO TENTOLINI
a cura di Emanuela Alfano
“Ciò che conta non è una filosofia della vita, ma l’osservare quel che realmente accade nella nostra vita quotidiana, dentro e fuori di noi.” Krishnamurti
L’agire dell’arte e dei suoi linguaggi sovrapposti nasce da un pensiero primo, un concetto che si muove e si sviluppa dalla sperimentazione creativa e istintuale della materia. Tra il turbinio delle forme e la linearità dei segni nasce un ordine, un’estetica ipertestuale, attraverso cui una decostruzione della materia e una ricostruzione delle forme riportano alla luce una realtà sensibile, plasmata dalla sedimentazione di connessioni emotive e da filtri neutri che svelano l’infinita mutevolezza della vita e dello spirito. Ogni elemento contribuisce a creare equilibrio, forma ed essenzialità, chiaroscuro e tridimensionalità, rigore classico e leggerezza; un vocabolario di segni che sovrapponendosi rintraccia quello spazio imperituro dove si proiettano emozioni e percezioni e dove l’immagine, dai plurimi linguaggi e significati, viene restituita con un nuovo senso sintattico nei substrati della realtà oggettiva. Epíthesis, sovrapposizione, è la chiave di volta che sancisce l’intesa lavorativa tra due artisti che si confrontano mediante l’uso della materia, suggellando il dualismo tra rappresentazione classica e metamorfica. Valentina Colella e Giorgio Tentolini, tramite le loro opere dialogano sulla stratificazione della coscienza e dei segni con un linguaggio non convenzionale; gli strati di materia fanno emergere le figure, i concetti, gli stereotipi e i legami. Il loro linguaggio sintetico e monocromatico si incontra per la prima volta al premio Cairo nel 2018, curato dalla rivista Arte, finalisti del premio espongono al Palazzo Reale di Milano. La trama degli eventi, come un filo di Arianna, li rivede fianco a fianco in Puglia, in un nuovo confronto diretto sul gioco delle metafore esistenziali. Come viaggiatori incantati, ci invitano a seguire le scie direzionali per arrivare a noi stessi attraverso l'intricata trama dell’esistenza. Classicismo iconografico e dissolvenza sacrale, reti e carte, costituiscono la trama e l’ordito di Epíthesis, conducendo l’osservatore ad una nuova ipotesi sul vuoto e sulla figura: le forme generano gli istanti. L’osservazione asciutta, neutra di Giorgio Tentolini rivela dell’effimero che domina e appaga l’occhio, condizionato da canoni estetici omologanti, standardizzanti e spiazzanti; le reti metalliche imprigionano l’attenzione di chi guarda che disorientato e ammaliato ricerca il senso ultimo; una gabbia di esagoni, simili ad alveari, dona vita ad un volto idealizzato, classicheggiante ed armonico svuotato delle sue peculiarità, della sua unicità e identità, e ci restituisce l’idea di una società impermanente, conformata che tende all’instancabile ricerca di perfezione straniante. Un fermo immagine che eternizza e strappa al mutevole vortice della vita. La visione intima e personale di Valentina Collella fa da contrappunto ai miraggi iconici di Tentolini. La dissolvenza degli elementi conquista lo spirito e ci conduce nella via della trasmutazione, così come la leggerezza a tratti impercettibile dei voli ci racconta dei simulacri della condizione effimera e transitoria dell’esistenza umana e del “fluire infinito nella corrente del tempo”. Dal cielo alla terra, dal buio della perdita alla luce della rinascita, la presenza frammentata sovrapposta si frantuma, si trasforma, rinasce e si radica a nuova vita. L’occhio viene catturato dal puro bianco, un’invocazione alla liberazione e alla purezza, un volo pindarico tra i pieni della materia e il vuoto dell’assenza strutturale. In questo caleidoscopio di forme e immagini le materie di uso comune sono le protagoniste assolute delle opere; una pluralità di linguaggi fatta di filtri, di incisioni, di sovrapposizioni, di preghiere, di voli, di donne, e delle stelle che come punti fermi segnano le direzioni dei naufraghi alla ricerca di porti sicuri, “colmando i silenzi e dando voce all’immemorabile”.
VALENTINA COLELLA _ GIORGIO TENTOLINI
a cura di Emanuela Alfano
“Ciò che conta non è una filosofia della vita, ma l’osservare quel che realmente accade nella nostra vita quotidiana, dentro e fuori di noi.” Krishnamurti
L’agire dell’arte e dei suoi linguaggi sovrapposti nasce da un pensiero primo, un concetto che si muove e si sviluppa dalla sperimentazione creativa e istintuale della materia. Tra il turbinio delle forme e la linearità dei segni nasce un ordine, un’estetica ipertestuale, attraverso cui una decostruzione della materia e una ricostruzione delle forme riportano alla luce una realtà sensibile, plasmata dalla sedimentazione di connessioni emotive e da filtri neutri che svelano l’infinita mutevolezza della vita e dello spirito. Ogni elemento contribuisce a creare equilibrio, forma ed essenzialità, chiaroscuro e tridimensionalità, rigore classico e leggerezza; un vocabolario di segni che sovrapponendosi rintraccia quello spazio imperituro dove si proiettano emozioni e percezioni e dove l’immagine, dai plurimi linguaggi e significati, viene restituita con un nuovo senso sintattico nei substrati della realtà oggettiva. Epíthesis, sovrapposizione, è la chiave di volta che sancisce l’intesa lavorativa tra due artisti che si confrontano mediante l’uso della materia, suggellando il dualismo tra rappresentazione classica e metamorfica. Valentina Colella e Giorgio Tentolini, tramite le loro opere dialogano sulla stratificazione della coscienza e dei segni con un linguaggio non convenzionale; gli strati di materia fanno emergere le figure, i concetti, gli stereotipi e i legami. Il loro linguaggio sintetico e monocromatico si incontra per la prima volta al premio Cairo nel 2018, curato dalla rivista Arte, finalisti del premio espongono al Palazzo Reale di Milano. La trama degli eventi, come un filo di Arianna, li rivede fianco a fianco in Puglia, in un nuovo confronto diretto sul gioco delle metafore esistenziali. Come viaggiatori incantati, ci invitano a seguire le scie direzionali per arrivare a noi stessi attraverso l'intricata trama dell’esistenza. Classicismo iconografico e dissolvenza sacrale, reti e carte, costituiscono la trama e l’ordito di Epíthesis, conducendo l’osservatore ad una nuova ipotesi sul vuoto e sulla figura: le forme generano gli istanti. L’osservazione asciutta, neutra di Giorgio Tentolini rivela dell’effimero che domina e appaga l’occhio, condizionato da canoni estetici omologanti, standardizzanti e spiazzanti; le reti metalliche imprigionano l’attenzione di chi guarda che disorientato e ammaliato ricerca il senso ultimo; una gabbia di esagoni, simili ad alveari, dona vita ad un volto idealizzato, classicheggiante ed armonico svuotato delle sue peculiarità, della sua unicità e identità, e ci restituisce l’idea di una società impermanente, conformata che tende all’instancabile ricerca di perfezione straniante. Un fermo immagine che eternizza e strappa al mutevole vortice della vita. La visione intima e personale di Valentina Collella fa da contrappunto ai miraggi iconici di Tentolini. La dissolvenza degli elementi conquista lo spirito e ci conduce nella via della trasmutazione, così come la leggerezza a tratti impercettibile dei voli ci racconta dei simulacri della condizione effimera e transitoria dell’esistenza umana e del “fluire infinito nella corrente del tempo”. Dal cielo alla terra, dal buio della perdita alla luce della rinascita, la presenza frammentata sovrapposta si frantuma, si trasforma, rinasce e si radica a nuova vita. L’occhio viene catturato dal puro bianco, un’invocazione alla liberazione e alla purezza, un volo pindarico tra i pieni della materia e il vuoto dell’assenza strutturale. In questo caleidoscopio di forme e immagini le materie di uso comune sono le protagoniste assolute delle opere; una pluralità di linguaggi fatta di filtri, di incisioni, di sovrapposizioni, di preghiere, di voli, di donne, e delle stelle che come punti fermi segnano le direzioni dei naufraghi alla ricerca di porti sicuri, “colmando i silenzi e dando voce all’immemorabile”.
VENTOBLU ART GALLERY
Via Conversano, 14, 70044 Polignano a MareBA
www.vento-blu.com T. 339 772 8993
[email protected]
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